Ogni artista passa ore ed ore a perfezionare a provare, automatizzare e migliorare dei piccoli, quasi impercettibili gesti delle mani, delle braccia, della gola, del viso, delle labbra, delle dita…

Il pianista americano Leon Fleicher nel 1965, all’apice della sua carriera, fu colpito da una forma di distonia focale che non gli permetteva di utilizzare anulare e mignolo della mano destra, non potendo più suonare con quella mano per molti anni.
La distonia focale è una condizione neurologica che colpisce un muscolo o un gruppo di muscoli in una parte specifica del corpo, causando contrazioni muscolari involontarie e posture anormali. Esistono diversi tipi di distonie focali: al collo, agli occhi, alla bocca, alle mani…vengono tutte considerate disturbi del movimento. Un tipo specifico di distonia viene proprio chiamata distonia del musicista, o anche occupazionale.
Ma perché proprio musicisti, cantanti, giocolieri sono le persone più a rischio di sviluppare la distonia focale?
Perché il lavoro dell’artista in questi ambiti richiede un notevole impegno nella pratica e nell’esecuzione a livello professionale, nella ripetizione continua di movimenti molto precisi nel corso di anni, fin da quando si è molto giovani.
Le ricerche in quest’ambito hanno evidenziato delle possibili cause, nonostante ad oggi non vi è una certezza a riguardo.
La prima evidenza è che la distonia focale è maggiormente comune negli artisti di grande talento, quindi possibilmente in quegli artisti che utilizzano uno specifico movimento moltissime volte e per dei tempi prolungati.
A livello neurologico vi è una disorganizzazione del sistema somatosensoriale ossia della nostra capacità di creare delle “mappe” mentali dei movimenti del nostro corpo e della percezione sensoriale che il movimento stesso ci rimanda.
Un esempio è quello dei pianisti che risultano effettuare movimenti distonici solo se a contatto con un certo tipo di materiale (infatti una delle soluzioni, anche se momentanee, incontrate è stata quella di suonare con dei guanti in lattice).
Sembrerebbe quindi che un eccessivo allenamento di uno specifico movimento, ripetuto rapidamente per molto tempo, che registra una specifica risposta sensoriale ed emotiva (è infatti coinvolto anche il sistema limbico) possa essere in parte la causa dello sviluppo della distonia focale.
Quali possono essere invece le caratteristiche psicologiche che possono giocare un ruolo cruciale nello sviluppo della distonia focale?
Diverse ricerche, anche se non ancora sufficienti, stanno iniziando ad indagare le cause psicologiche, oltre a quelle neurologiche, mediche, fisioterapiche, ed i possibili trattamenti della distonia focale.
Fino a poco tempo fa infatti l’impatto della distonia focale sulla psiche degli artisti si focalizzava sull’effetto che tale malattia aveva sulla motivazione, identità, depressione e realizzazione dell’artista che proprio a causa della distonia doveva cambiare completamente la propria vita professionale. Tuttavia esistono anche delle caratteristiche comuni a chi sviluppa questo tipo di disturbo, dei predittori, il che significa che esiste la possibilità di lavorare dal punto di vista preventivo in ambito psicologico e comportamentale per evitare lo sviluppo di una malattia tanto invalidante come la distonia focale.
Molti artisti ad esempio risultano avere una elevato livello di perfezionismo, tendendo a lavorare più ore del necessario, alcuni hanno presentato fobie o attacchi di panico, paura del giudizio ed un livello molto alto di controllo sia emotivo sia corporeo.
Una recente ricerca presentata al Convegno Internazionale di Psicologia e Arti Sceniche tenutosi a Madrid nel settembre 2021, sta indagando su una possibile correlazione tra DOC (disturbo ossessivo compulsivo) e distonia focale.
L’obiettivo di questo articolo non è quello di raccontare la miracolosa risoluzione di un disturbo tanto diffuso quanto ignorato nella comunità artistica, ma di raccontarlo e ricordare quanto le nostre azioni, i nostri pensieri e le emozioni che viviamo durante la pratica artistica, il nostro atteggiamento psico corporeo hanno delle conseguenze, hanno degli effetti sul modo in cui esprimiamo la nostra arte e non solo nel sentire ma anche nell’essere.
Iniziare a rendersi consapevoli di come facciamo e non solo di cosa facciamo, aumentare la nostra auto percezione durante lo studio, le prove e gli spettacoli sono dei primi ingredienti per migliorare il nostro benessere di artisti sia emotivo e psicologico sia corporeo e funzionale.
Il nostro corpo sono le nostre emozioni e le nostre emozioni e pensieri si fanno corpo.